Può una quarantena influenzare la concezione della propria abitazione? Probabilmente sì, dato che trascorrere l’intera giornata a casa ci ha portato a svolgere tante attività all’interno delle mura domestiche, permettendoci in molti casi di riflettere sulla dimensione delle nostre abitazioni, spesso considerate troppo piccole.
Come sostiene anche la Nota della Rur sugli italiani e l’abitazione in relazione all’emergenza COVID-19, si osserva che, già prima dell’emergenza sanitaria, le dimensioni troppo ristrette della casa rappresentavano una delle principali motivazioni che spingevano le persone alla ricerca di un nuovo alloggio. In base a una comparazione a livello internazionale, sembra infatti che le case degli italiani misurino mediamente 81 mq: sono quindi più piccole di quelle giapponesi (95mq), spagnole (97 mq), tedesche (109 mq) e francesi (112 mq).
Ad ogni modo, la casa continua a rappresentare un vero e proprio bene rifugio per gli italiani, secondo i risultati emersi da un sondaggio condotto da Immobiliare.it su un campione di circa 18.000 utenti alla ricerca di un immobile in vendita. Agli intervistati è stato chiesto se stessero pensando di rimandare la compravendita, data la situazione di emergenza in atto e le sue ricadute sull’economia. Il risultato? Meno di una persona su tre (il 31,2%) ha pensato di rimandare l’acquisto di casa.
Ma se solo pochi hanno dichiarato di voler cambiare le proprie intenzioni sulla compravendita immobiliare, rimane invece un’altra domanda da porsi: che impatto avranno la pandemia e il conseguente lockdown sulle case del futuro? Vediamolo.

Vista l’attuale situazione, la categoria degli architetti si è già interrogata sull’ideazione di una nuova tipologia di casa da proporre sul mercato. In una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, lo studio associato Archea di Firenze, insieme agli architetti Massimiliano e Doriana Fuksas, hanno presentato le quattro nuove caratteristiche che dovrebbe presentare l’abitazione del futuro: un nuovo habitat a prova di pandemia. La riflessione degli architetti prevede alcune proposte per ripensare gli ambienti della casa al fine di vivere in maggior sicurezza e in minore isolamento, pensando a eventi che fino a pochi mesi fa avremmo considerato eccezionali, come appunto le pandemie.
1- Kit Salute
La proposta prevede di dotare le nuove abitazioni di strumenti utili ad analizzare il proprio stato di salute. Questo permetterebbe a una struttura sanitaria locale di effettuare una diagnosi senza richiedere al paziente di recarsi fisicamente al pronto soccorso dell’ospedale, causando un probabile sovraccarico della struttura.
2- Diffondere la sanità sul territorio
Prendendo come esempio il modello tedesco, si consiglia di creare una rete di connessione tra gli abitanti e il personale medico. Concretamente, si tratterebbe di una condivisione da parte del sistema sanitario di suggerimenti, guide e consigli utili da applicare per fronteggiare situazioni come quella in cui stiamo vivendo al momento.
3- Spazi comuni
Il modello di abitazione tipo designato dallo Studio Fuksas prevede una dinamica di cohousing: edifici che abbiano uno spazio flessibile da destinare alla comunità a seconda delle esigenze. Pensiamolo come uno spazio dedicato a chi si trova a dover fare smart-working, o a un luogo in cui socializzare col vicinato, oppure ancora a un intero piano destinato al primo soccorso.
4- Aria condizionata a prova di virus
Ultimo, ma non per importanza, il punto dedicato alla qualità dell’aria, che secondo Fuksas dovrà essere uno degli obiettivi principali di tutto il piano di lavoro dedicato al ripensamento di case ed edifici. Purificare e trattare l’aria che respiriamo con l’aiuto di sistemi come lampade UV dalla forza germicida, permetterà di sanificare in breve tempo qualunque tipo di ambiente.
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