Direttiva Case green: cosa cambia con l’ultima approvazione?

Dopo un anno di trattative, il Parlamento europeo ha approvato la Direttiva Epdb (Energy Performance of Buildings Directive) con la quale, ogni Paese membro, dovrà adeguare gradualmente gli edifici residenziali portandoli a una completa decarbonizzazione. Un provvedimento che, nel corso della sua messa a punto, è stato oggetto di diversi adeguamenti per accogliere le perplessità di alcuni degli Stati membri – come l’Italia – perché fosse economicamente e socialmente sostenibile.

L’approvazione è infine arrivata dalla plenaria lo scorso 14 marzo ed è effettivamente operativa dal 12 aprile 2024, dopo l’approvazione del Consiglio europeo.

Una serie di strumenti, indicazioni, obblighi e prescrizioni che disegneranno il futuro green delle nostre abitazioni, in un processo che dovrà essere completato entro il 2050.

Cosa prevede la Direttiva case green?

Entro il 2030, ciascun Paese della Ue, dovrà ridurre del 16% i consumi del proprio parco edilizio, arrivando fino al 20-22% entro il 2035, e spetterà ad ogni singolo Stato definire le modalità per arrivare a tale obiettivo. Tra gli interventi necessari spiccano l’isolamento termico, la sostituzione degli infissi e l’adozione di sistemi di riscaldamento più efficienti che prevedano l’abbandono del fossile, come prescritto dalla normativa europea. In quest’ultimo caso, infatti, viene confermato l’addio alle caldaie a gas metano. Ma c’è un però: anche se inizialmente si parlava del 2035 come termine ultimo per questa impresa, ora si punta al 2040, con un’apertura a possibili ulteriori proroghe.

E gli incentivi fiscali? Dal prossimo anno gli Stati membri dovranno dire addio a incentivi fiscali, ma potrebbero essere ancora possibili per gli impianti di riscaldamento ibridi come il mix tra caldaie con pompe di calore, o con un impianto solare termico.

Gli Stati membri dovranno poi fissare requisiti minimi di prestazione energetica degli edifici – collegandoli quindi all’APE, ovvero l’Attestato di prestazione energetica – per arrivare dalla G, la classe energetica più diffusa in Italia, alla D entro il 2033.


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Chi riguarda e chi è escluso?

In Italia, la normativa impatta su oltre 12 milioni di abitazioni e quasi la metà di queste, allo stato attuale, non è in grado di rispettare le prescrizioni Ue sull’efficientamento energetico, poiché i tre quarti dell’edilizia residenziale ha una classe energetica inferiore a D. Da qui al 2050, gli edifici residenziali esistenti dovranno quindi, passare attraverso una vera e propria trasformazione energetica mentre dal 2028 tutti i nuovi edifici pubblici dovranno essere a emissioni zero, dal 2030 per gli edifici privati. Sono invece escluse le residenze temporanee, come le seconde case di vacanza, gli immobili sottoposti a vincolo storico o architettonico, e gli immobili inferiori ai 50 mq.


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Sono previste sanzioni?

Attualmente, la Direttiva case green non impone sanzioni specifiche per chi non rispetta i requisiti entro i tempi stabiliti, e non sono previste limitazioni alla vendita o all’affitto delle abitazioni.

L’introduzione di eventuali sanzioni per chi non si adegua resterà di competenza dei singoli paesi. Al momento nel nostro Paese sembra comunque essere una possibilità remota, poiché l’Italia si dimostra propensa ad adottare una visione meno rigida.

E ora cosa succede?

Gli Stati membri avranno due anni di tempo per mettere in pratica la Direttiva  europea, attingendo a fondi già disponibili come il PNRR, i Fondi di coesione e i Fondi sociali per il clima. Il conto da pagare per questo efficientamento energetico? Si stima tra i 20.000 e i 60.000 euro a proprietà, ma si tratta di spese iniziali che potrebbero essere ammortizzate nel tempo attraverso risparmi significativi sui costi energetici.

 

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